Puoi scaricare la traccia per seguire l'itinerario attraverso il tuo smartphone:
L'itinerario descritto in questa pagina non è segnalato e può presentare ostacoli e difficoltà impreviste, anche legate alle condizioni meteorologiche e del terreno. Prima di avventurarvi nel percorso organizzatevi con mappa e/o GPS, attrezzatevi in modo adeguato (scarponi, pantaloni lunghi, ecc.), calcolate i tempi di percorrenza con sufficiente elasticità per poter affrontare anche lunghe deviazioni!
Accesso e Parcheggio: Il passo dell'Alberaccio è raggiungibile da Molino del Piano con l'omonima provinciale, da Firenze con la strada statale Faentina che passa dalle Caldine e l'Olmo (servizio di autobus). Provenendo da Firenze e dalle Croci dell'Olmo si prenderà a destra per raggiungere, dopo 150 m, la provinciale per Molino del Piano; questa, con una ripida e breve salita, ci porterà al passo, riconoscibile da un tipico rudere in cemento armato. Da qui si dirama, in direzione Nord-Est, una strada sterrata. Questo è anche il luogo più adatto al parcheggio.
Lunghezza: 7 km. Dislivello: 500 m.
Punti d'appoggio: Trattoria bar alle Croci dell'Olmo, sulla statale.
Il nostro itinerario si sviluppa sulla strada vicinale che sale al crinale del Poggio Ripaghera (900 m), un'antica mulattiera che ci porterà vicino a querceti, pinete, douglasiete, castagneti ed abetine (segnale 00).
Lasciata a destra un'altra vicinale che scende nella valle del Sieci, saliamo per un'ampia strada costeggiata da fitti arbusti di prugnolo, ginestra, rose e bianco-spino; molto frequente è anche la vitalba.
Continuando a salire si giunge ad un querceto con esemplari abbastanza grandi e distanziati; sono visibili anche alcuni esemplari di pino nero. Lasciato il querceto, si incontra dapprima una zona ad arbusti e quindi un prato con, sullo sfondo, un rimboschimento a pino nero. Sulla sinistra troviamo prima, leggermente all'interno, Casa Meleto e, più avanti, esemplari di abete bianco e cedri; sulla destra continua la pineta. Dopo un breve tratto ad arbusti, sulla destra vegeta un giovane impianto di douglasia e più avanti una pineta. Dal lato opposto, a Nord, si vede la valle del Rio Polcanto, dalle caratteristiche montane, che poco più in basso è chiusa da una diga che forma il lago di Piantamalanni. Si tratta di una zona di campi abbandonati dove, al più, si seminano piccole particelle di terreno per la selvaggina (azienda faunistico-venatoria).
Lasciamo sulla destra la vicinale per Pratellino, in corrispondenza di alcuni esemplari di leccio, probabilmente i resti di un paretaio a boschetto, e anche il sentiero 4, che prenderemo al ritorno, per continuare sulla strada dal fondo consolidato (cemento). Fatte poche centinaia di metri, e cambiata l'esposizione (Ovest, Nord-Ovest) cambia anche la vegetazione: le querce sono sostituite da ornielli, carpini e vediamo pure alcuni esemplari di faggio; nel sottobosco vegetano felci, dafne ed elleboro; lungo il torrente, che per un breve tratto costeggia il sentiero, si trovano le tipiche specie ripicole.
Passiamo accanto alla Casa di Caprile e siamo nella valle omonima: un ambiente di gran pregio naturalistico che dobbiamo cercare di preservare. Il microclima freddo, che ha permesso la sopravvivenza del faggio a 650 m d'altitudine, ci viene ricordato anche da una burraia settecentesca, costruita vicino alla presa dell'acquedotto. La sterrata fa una curva a gomito, passa sopra il torrente e riprende a salire abbastanza ripidamente fino a giungere a Casa Peretola (693 m.). Da qui fino a Poggio Ripaghera la vicinale sale un po' più ripidamente nel primo tratto, con vista panoramica, poi entra in una zona dove si alternano castagni e douglasie, fino ad incontrare il bivio per il sentiero 4 (sulla destra). Prendiamo il sentiero 4 e scendiamo ripidamente lungo un crinale, fino a ritrovare la strada di andata.