Arbusto caducifoglio alto da 2 a 4 m, con ramuli rossastri a 2 spigoli, foglie solo acute, germogli rosso-sangue. I fiori compaiono in maggio-giugno dopo la fogliazione, sono bianchi ed hanno un odore sgradevole. In autunno le foglie assumono una colorazione rossastra e si sviluppano i frutti: drupe nere dal diametro di 5-6 mm, amare, che crescono in ombrelle.
Specie eliofila, vive in boschi di latifoglie o ai loro margini, nelle siepi, nelle macchie, fino ai 1.300 m. Cresce solitamente su terreni calcarei, poveri, invadendo spesso pascoli abbandonati. Si propaga grazie ad una notevole capacità pollonifera o per mezzo dei semi dispersi dagli uccelli.
Il legno, bruno-giallastro, elastico, molto resistente, è assai duro. Stagionato a lungo, perché tende a fessurarsi, veniva utilizzato per ingranaggi di mulini, pestelli, rocchetti e raggi di ruote. Era anche sfruttato per trarne carbonella. Le drupe, da cui un tempo si estraeva olio da lampade, forniscono un colorante tessile. I rametti servono per intrecciare cesti. In passato si attribuivano a questo arbusto proprietà magiche, credenze indotte dal suo colore sanguinolento. Secondo gli inquisitori, durante i sabba gli stregoni ne impiegavano la corteccia, il midollo dei rami e i semi per preparare un veleno.